Al Sersanti l’europarlamentare Dorfmann invitato dalla Cia di Imola
Sabato 12 maggio, nella cornice di Palazzo Sersanti ad Imola, si è svolto il convegno, organizzato dalla Cia Imola, dal titolo «I nuovi indirizzi della Politica Agricola Comune 2020-2027». Come noto la Pac (Politica Agricola Comune) rappresenta l’insieme degli interventi che l’Unione europea, fin dalla sua nascita, ha inteso darsi riconoscendo la centralità del comparto agricolo per uno sviluppo equo e stabile dei Paesi membri.
Nel 2020 scadranno gli attuali regolamenti e le risorse dei relativi fondi e per questo, è in corso, a livello europeo, un acceso dibattito sul futuro bilancio dell’Unione europea, e sui fondi da destinare all’agricoltura, in quanto vi sono Stati membri che vorrebbero ridurre le risorse, rispetto all’attuale, in particolare riportando a livello nazionale la gestione stessa della Pac. A prendere la parola, nel discorso d’apertura, il presidente della Cia Imola Giordano Zambrini. «Questo convegno nasce dall’idea di apportare un cambiamento epocale che deve vedere l’agricoltura non solo come un semplice lavoro. Questa iniziativa è, quindi, solo l’inizio di un percorso che vuole dare gambe ad una progettualità nel nostro territorio che coinvolga tutti i settori e non solo quello agricolo. Gli agricoltori, infatti, non possono farsi carico da soli della tutela dell’ambiente perché tutti noi siamo custodi di un territorio da conservare e lasciare in condizioni migliori di oggi a chi verrà dopo di noi. Dai programmi e dalle proposte della nuova Pac vogliamo cogliere tutte le opportunità da trasferire anche nelle nostre aree. Dobbiamo, perciò, avere un metodo di lavoro e creare le condizioni alle aziende agricole di poter sopravvivere. L’obiettivo è mettere i paletti per l’agricoltura del futuro e a questo scopo abbiamo presentato il documento “Agricoltura Territorio Benessere” che chiunque può sottoscrivere e che presenteremo alle istituzioni». Presente anche l’europarlamentare, membro della commissione agricoltura, nonchè incaricato di redigere il dossier specifico, Herbert Dorfmann che si è soffermato sulle nuove proposte, e sulle modifiche della futura Pac. «A livello comunitario stiamo pensando a come portare avanti la Politica Agricola nel futuro. L’agricoltura riceve circa un terzo del budget dell’Europa e la proposta fatta dalla Commissione Europea, che corrisponde al nostro Consiglio dei Ministri, è che per il 2020-2027 ci debba essere un taglio del 5% a causa del buco di 20-25 miliardi dovuti almeno per metà dalla Brexit. Uno degli obiettivi è sicuramente quella di sviluppare la Pac in maniera più chiara per renderla meno complicata rispetto a quella odierna. Una proposta può essere quella di un nuovo modello di gestione dove l’Europa fissa le regole lasciando però agli Stati membri il modo di raggiungere gli obiettivi, pur cercando di mantenere il mercato il più comune possibile. Oggi la distribuzione dei fondi tra i vari Stati membri non è adeguata e si può pensare di creare criteri specifici di assegnazione. Un altro problema è il “Greening” che non accontenta né gli agricoltori né gli ambientalisti e cambiare il sistema, però, non vuol dire avere meno impegni ambientali. Va migliorata anche la burocrazia ed evitare che gli agricoltori possano ricevere i soldi dopo un’attesa troppo elevata. Infine è fondamentale migliorare i fondi disponibili per gestire le crisi e rompere il principio di annualità, aumentando così la possibilità di interventi futuri». Ambiente è sinonimo di mutamenti climatici e cambiamenti globali. E’ questo quanto illustrato, da Carlo Pirazzoli, professore ordinario al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari Università di Bologna. «Le temperature negli ultimi 30 anni sono aumentate di 0.9 gradi e si è superata la soglia di sicurezza di CO2 nell’aria. A questa emergenza climatica bisogna rispondere in maniera adeguata e pensare in maniera diversa come, ad esempio, piantare specie resistenti alla siccità. Un suggerimento può essere anche quello di introdurre agricolture di precisione che rispettino l’ambiente, riducendo gli impatti delle colture intensive e l’utilizzo di fertilizzanti. Bisognerà attrezzare le imprese con strumenti e infrastrutture e, soprattutto, fare un corretto uso dell’acqua. In pratica somministrare ciò che serve al momento giusto perché l’acqua è indispensabile per produrre con qualità e in quantità. Anche le innovazioni sono importanti e bisogna avere l’umiltà di imparare da esse». Quando si parla di innovazioni impossibile non pensare ai giovani e al mondo della scuola. «I ragazzi devono avere delle buone competenze – commenta Vanna Monducci, dirigente scolastico dell’Istituto Alberghetti di Imola – e bisogna formare delle persone in grado di adattarsi ai cambiamenti. Importante anche la capacità di lavorare in gruppo e relazionarsi con gli altri oltre a mettere in pratica ciò che si conosce. Le scuole devono porre ai propri studenti delle sfide per risolvere dei problemi e guardare così al domani perché solo quando escono dalla scuola sono a contatto con la realtà. In fondo si diventa davvero competenti solo quando si mettono in pratica le nozioni teoriche». Ma com’è il mondo del lavoro in agricoltura per un giovane? «Non è così roseo come vogliono farci credere – spiega Stefano Calderoni, presidente Cia Ferrara -. Uno su dieci non ce la fa e dopo cinque anni chiude l’azienda. La statistica diventa uno su due se la persona non ha alle spalle una famiglia di agricoltori. Quello che ci viene prospettato non parla la pelle viva degli agricoltori ed è più una vocazione che un’esperienza felice. La crescita percentuale delle nuove imprese è aumentata, ma solo perché come contrappasso si sono dimezzate quelle già presenti. Tanti progetti come la Banca delle Terre non hanno portato benefici e partire da zero per un giovane è un’impresa quasi impossibile. Il nuovo programma si deve interrogare su questo e eliminare quelle barriere che esistono in agricoltura come i problemi nell’acquisto o nell’affitto della terra o nell’accesso ai crediti. Purtroppo solo chi lavora la terra sa davvero quanto sia dura». In fine l’intervento del presidente Cia Nazionale Dino Scanavino. «Il ricambio generazionale è un punto della Pac che non è stato raggiunto e certamente bisognerà trovare delle soluzioni alternative. Visto che si parla di un taglio del budget l’efficienza della spesa è un qualcosa di importante per mitigare questa prospettiva. L’economia, infatti, si fa spendendo bene i soldi. La Pac attuale è complessa e, in certi casi, inaderente alla realtà. In vista del 2020-2027 il percorso è ancora lungo, ma nei prossimi mesi intensificheremo l’attività per creare una progettazione in grado di mettere in piedi una strategia che dia più voce agli agricoltori».
Qualora siate interessati a prendere visione o a sottoscrivere il documento programma “Agricoltura Territorio e Benessere” potete recarvi presso gli uffici della CIA di Imola o dare il vostro contributo e la vostra adesione a mezzo mail o tramite sms ai seguenti indirizzi e numeri: imola@cia.it cell 349-3150595.
La firma che chiediamo di darci è un investimento per il futuro del ns territorio.
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