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Cimice asiatica: produttori di albicocche e susine esclusi dai risarcimenti

“La cimice asiatica non è più solo il flagello delle pere, ma già da diverso tempo ha iniziato a colpire molte colture frutticole del nostro territorio. Per questo è assolutamente poco corretto che le aziende agricole produttrici di albicocche e susine non possano fare domanda per chiedere il risarcimento previsto dal Mipaaf – spiega Giordano Zambrini, presidente di Cia – Agricoltori Italiani Imola.

I risarcimenti sono quelli previsti, appunto, dal Decreto legislativo 102/2004 del Ministero delle Politiche agricole, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 3 giugno, che riconosce il carattere di eccezionalità per i danni causati da cimice asiatica e, dunque, consente ai frutticoltori di presentare domanda per ottenere dei fondi per risarcirli delle perdite subite. Non si tratta naturalmente di un contributo universale, ma ci sono specifici criteri per ottenerlo. Paletti che a Cia – Agricoltori Italiani Imola appaiono troppo stringenti che ritiene anche i fondi previsti – 40 milioni di euro stanziati quest’anno e altri 20 milioni negli anni 2021 e 2022 – non sufficienti a coprire i danni realmente subiti.

“I criteri per accedere ai risarcimenti sono quantomeno discutibili – continua Zambrini-. Possono fare domanda, infatti, le aziende che hanno subito danni superiori al 30% della PLV (Produzione Lorda Vendibile) aziendale riferita al 2019, rispetto a quella del triennio precedente. Ma questa percentuale è calcolata sulla superficie di tutta l’azienda, mentre noi avevamo chiesto di considerare solo la superficie frutticola. Va precisato poi, sempre per rimarcare la non equità dei paletti posti dal Ministero – che alcune colture danneggiate, come albicocco e susino, non sono state ammesse a risarcimento. Inoltre alcune aziende, più grandi e strutturate, hanno cercato di rimediare ai danni subiti investendo in colture specializzate meno colpite dall’insetto. In questo modo, però, la loro PLV aziendale è rimasta pressoché invariata e quindi non hanno accesso a nessuna forma di risarcimento”.

“In questa situazione fitosanitaria è difficile fare frutticoltura di qualità che dia un reddito adeguato. La corsa per debellare la cimice sarà, purtroppo, lunga e l’attuale mix di strategie per contenerla – reti, trattamenti con antagonisti naturali e la ricerca di principi attivi specifici – non è risolutivo e nemmeno i primi lanci della vespa samurai previsti per giugno potranno fare miracoli. Per questo chiediamo che vengano rivisti i criteri per accedere alle risorse del Ministero e che ci siano fondi aggiuntivi, perché credo sia chiaro che, salvo svolte eccezionali e impreviste, nei prossimi anni dovremo ancora fare i conti con i danni da cimice asiatica. Non si tratta più di un evento eccezionale, ma uno dei tanti fattori di cambiamento a livello fitosanitario e climatico che le aziende agricole dovranno affrontare. E non potranno farlo da sole e senza un sostegno forte e adeguato”.

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