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Coronavirus: le misure d’emergenza per il settore agricolo

“Condividiamo pienamente le richieste che il nostro presidente nazionale Dino Scanavino ha fatto a Giuseppe Conte per superare la crisi del settore provocata dall’attuale situazione sanitaria. Interventi urgenti finalizzati ad arginare la sfiducia nei confronti del nostro Made in Italy, per far ripartire l’export e colmare il gap dell’assenza di manodopera stagionale. Ma voglio ricordare che questa emergenza è arrivata in un contesto di forte crisi preesistente, dovuta ai gravi problemi fitosanitari e alla continua e inarrestabile contrazione dei prezzi. E queste due situazioni continuano a rimanere irrisolte – spiega Giordano Zambrini, presidente di Cia – Agricoltori Italiani Imola.

Nel dettaglio Cia ha chiesto al Governo alcuni interventi davvero fondamentali in questo momento così particolare per il nostro paese. Innanzitutto una detrazione fiscale per le famiglie, del 19%, sulle spese per acquisto di prodotti agricoli e alimentari Dop e Igp e derivanti da agricoltura biologica, quindi su tutto il nostro Made in Italy d’eccellenza. Poi, per fare fronte all’emergenza che coinvolge 3 regioni (Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna) – che da sole valgono il 40% dall’agroalimentare italiano per un totale di 24 miliardi di euro – Cia ritiene indispensabile estendere le misure previste per le zone rosse e gialle, a tutto il Nord Italia, con lo stop delle tasse e dei contributi previdenziali.

Oltre alla gestione immediata della crisi, l’associazione propone due linee d’intervento che riguardano il settore agrituristico, già in allarme per le prenotazioni azzerate, in particolare la sospensione dei contributi previdenziali e dei pagamenti delle rate dei mutui per un periodo non inferiore a 12 mesi. A sostegno dell’export, invece, c’è la necessità di una campagna promozionale all’estero che punti sugli elementi di salubrità del cibo italiano, oltre a incentivi a tutela del sistema fieristico internazionale.

Nel piano di azione previsto dal Governo si auspicano anche interventi strutturali che fungano da volano per il comparto, come il prolungamento del credito d’imposta e la stabilizzazione delle esenzioni fiscali per i primi insediamenti in agricoltura, a supporto dei giovani imprenditori.

“Le nostre aziende –  continua Zambrini – sono state colpite l’anno scorso da cali produttivi e dei prezzi di mercato e stanno per affrontare una nuova annata agraria, con l’incognita della diffusione della cimice asiatica e una generale carenza di liquidità. Potete ben immaginare cosa significa, ora, avere difficoltà nella commercializzazione dei nostri prodotti – molte aziende vitivinicole esportano i loro vini d’eccellenza all’estero –, gli agriturismi e i mercati di vendita diretta vuoti e dover continuare comunque a pagare tasse e oneri previdenziali. Un altro tema cruciale è quello della manodopera stagionale, che sul nostro territorio è sempre stata difficile da reperire e che ora appare quasi un miraggio. Lavoratori stranieri, in particolare provenienti dai paesi dell’Est, stanno tornando a casa per il timore del contagio e questo sarà un grave problema nei prossimi mesi. Per questo saranno necessarie misure che semplifichino i rapporti di lavoro in agricoltura, introducendo una maggiore flessibilità, anche per evitare situazioni di illegalità nelle nostre campagne. In questo momento – conclude il presidente Cia Imola – servono quelle misure di sostegno straordinarie che chiediamo da molti mesi e che ci ha portato ad aderire alle due importanti mobilitazioni di agricoltori che si sono tenute a Ferrara a settembre 2019 e lo scorso 30 gennaio. Se non ci saranno interventi, anche da parte dell’Europa, il nostro agroalimentare rischia di attraversare la crisi più profonda degli ultimi cinquant’anni”.

 

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