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Gli agricoltori chiedono una riforma della legge sulla fauna selvatica

“La gestione e il contenimento della fauna selvatica nell’imolese è diventata una priorità assoluta, in particolare per gli ungulati. Per questo Cia – Agricoltori Italiani Imola aderisce alla mobilitazione promossa da Cia Nazionale domani, 17 maggio, per chiedere una riforma radicale della legge che regola la materia” – afferma Giordano Zambrini, presidente dell’associazione agricola imolese.

Il problema della fauna selvatica è ormai un fenomeno esteso, difficile da arginare, capace di provocare danni al settore agricolo fino a 60 milioni di euro e minacciare la sicurezza dei cittadini. Gli animali, infatti, oltre a rovinare irrimediabilmente le colture, tendono a spostarsi verso le zone abitate. A livello nazionale è stata presentata a Camera e Senato una proposta di modifica in sette punti che Cia Imola, insieme a Cia Emilia-Romagna, presenterà al presidente Bonaccini e ai vertici della Regione. Al primo punto della proposta di riforma c’è la sostituzione del termine “protezione” con “gestione”, perché le non si tratta più di proteggere delle specie in estinzione ma di gestire il loro sovrannumero. Poi c’è la richiesta di ricostituire il Comitato tecnico faunistico venatorio presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, concentrando la competenza in materia. Cia chiede poi di distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle venatorie e di rafforzare la capacità di autotutela degli agricoltori sui propri terreni con metodi ecologici e interventi preventivi in primis, ma anche mediante abbattimento. L’associazione chiede, infine, che sia riconosciuto il risarcimento integrale della perdita subita a causa di animali che sono di proprietà dello Stato, comprensivo dei danni diretti e indiretti alle attività imprenditoriali.

“Da anni – continua Zambrini – stiamo denunciando la presenza incontrollata di cinghiali nella nostra vallata, ma anche il proliferare di uccelli, capaci di fare danni altrettanto gravi. Ma il problema diventa più esteso ogni anno e per questo, a livello nazionale e regionale, occorre rivedere con urgenza le norme che regolano i metodi di controllo, anche per consentire all’agricoltore di proteggere in maniera più efficace il proprio investimento, visto che reti e palloni risultano spesso insufficienti per contenere il fenomeno. Inoltre gli animali, che non sono certo stanziali, si spostano sempre più nei centri urbani, tanto che anche qualche giorno fa un cinghiale è stato trovato mentre vagava al casello autostradale di Imola. Per fortuna non è accaduto nulla di grave, ma il rischio per l’incolumità di automobilisti e cittadini è grande. Un altro nodo importante è la difficoltà a vedersi riconosciuto e risarcito il danno provocato da fauna selvatica animali che, ricordiamo, sono di proprietà dello Stato. Gli agricoltori devono affrontare un iter burocratico lungo e paletti molto rigidi rispetto ai criteri utilizzati dalla Regione per dare il via libera al risarcimento. Tanto che spesso rinunciano a chiederlo ed è per questo che la Regione parla di diminuzione delle richieste, che però non è reale ma deriva da una rinuncia che possiamo definire “forzata”. Speriamo che le sollecitazioni che arriveranno dalla nostra e dalle altre Regioni portino presto a una modifica della legge perché così, davvero, non si può andare avanti”.

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