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Un tavolo per risolvere i problemi da fauna selvatica

Il problema dei danni alle colture provocati dalla fauna selvatica, cinghiali in particolare, è ben lontano dall’essere risolto soprattutto nelle aree collinari. Secondo Cia – Agricoltori Italiani Imola si tratta di una situazione diventata ormai da diverso tempo insostenibile per le aziende agricole e che continua a peggiorare, visto che le azioni sinora messe in campo non sono state risolutive, come spiega il presidente Giordano Zambrini.

“Lo voglio dire con chiarezza: gli effetti di una gestione non efficace della fauna selvatica in alcune aree del territorio non può più ricadere sulle aziende agricole – afferma Zambrini-. Siamo stanchi di vedere le nostre produzioni spazzate via, siamo stanchi di sopportare un problema che, con più impegno da parte di tutti, potrebbe essere risolto. Servono sinergie più forti tra mondo agricolo, associazioni venatorie e gli enti che gestiscono il territorio. Interessi partitici, personali o associativi devono essere superati per il bene della nostra agricoltura e delle aziende che vedono costantemente il loro reddito venire letteralmente calpestato. Sono consapevole – continua Zambrini – che esistono esigenze e obiettivi diversi, ma ora più che mai devono convergere per proteggere un bene primario e anche il ruolo essenziale dell’agricoltore che tutela gli equilibri del territorio. Se non si rimettono al centro gli interessi produttivi, lasciando da parte quelli particolari, allora il problema della fauna non verrà risolto”.

Cia Agricoltori Italiani Imola chiede, dunque, uno sforzo congiunto e un dialogo più aperto e costruttivo tra i diversi attori chiamati a gestire la fauna selvatica, come concordato oltre un anno fa.

“L’anno scorso – continua il presidente Cia – abbiamo concordato con le organizzazioni agricole e quelle venatorie, l’apertura di un tavolo permanente, una vera e propria cabina di regia per condividere e realizzare obiettivi più efficaci di contenimento della fauna. Solo insieme si può pensare di risolvere i problemi dei danni provocati dai cinghiali, perché è vero che gli agricoltori hanno bisogno di cacciatori e coadiuvanti, ma è altresì vero che solo con la collaborazione vera, senza contrasti, si possono ottenere i risultati. Un confronto – conclude Zambrini –  che deve essere continuo e deve coinvolgere anche le istituzioni, da quelle territoriali, fino alla Città Metropolitana e alla Regione. Questo non è più il tempo della divisone, del “tirare l’acqua al proprio mulino”, ma quello dell’unità costruttiva”.

 

 

 

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