Uno sguardo sull’agricoltura del futuro

Una vera e propria rivoluzione tecnologica promette di trasformare il settore agricolo nei prossimi decenni. Trattori senza conducente, agricoltura di precisione, miglioramento genetico delle piante: l’agricoltura europea deve riflettere fin da ora su come adattarsi a queste e ad altre innovazioni tecnologiche.
In questo senso, la proposta della Commissione europea per la nuova Pac, che ambisce a instaurare un “settore agricolo intelligente, resiliente, sostenibile e competitivo”, va nella giusta direzione.
Una politica agricola moderna deve dare il giusto spazio a ricerca e innovazione: da una parte, mettendo a disposizione le risorse necessarie per investire nello sviluppo tecnologico e nella digitalizzazione, dall’altra, migliorando l’accesso a conoscenze imparziali, solide e, soprattutto, nuove.
Si parla spesso delle auto senza conducente come della frontiera tecnologica da abbattere. A tal proposito, credo che prima delle auto senza conducente ci saranno i trattori senza conducente, perché la superficie su cui si trovano a operare riscontra meno problematicità rispetto alle strade. Un’innovazione questa che promette di rivoluzionare il modo di fare agricoltura, facilitando il lavoro degli agricoltori e migliorando la produttività.
Un’opportunità che rischia però di svantaggiare le aziende più piccole, che fanno agricoltura nelle zone più difficili, e quindi di aumentare il divario tra queste e chi fa agricoltura in condizioni più semplici. Perciò dovremo cominciare a prendere in considerazione anche questi fattori nella decisione della distribuzione degli aiuti tra le varie zone produttive.
Già oggi, infatti, la diffusione delle nuove tecnologie nel settore agricolo è al di sotto delle aspettative in quanto queste sono distribuite in maniera ineguale sul territorio europeo. In particolare, occorre fin da ora affrontare con particolare urgenza l’accesso delle piccole e medie aziende agricole alle nuove tecnologie.
A questo si aggiunge tutto il discorso sull’agricoltura di precisione. L’uso della chimica in agricoltura è sempre stato dibattuto e lo è soprattutto nelle zone dove c’è un’alta densità di colture intensive che richiedono un impiego elevato di prodotti chimici, antiparassitari e fertilizzanti.
Pensare di risolvere il problema facendo un passo indietro, rinunciando totalmente all’impiego dei prodotti chimici in agricoltura, è, almeno nel breve periodo, illusorio. Va fatto un passo in avanti: ad esempio, sulla questione dei prodotti fitosanitari, bisogna investire sulle nuove tecnologie in grado di applicare il prodotto direttamente là dove ce n’è effettivamente bisogno, ovvero sulla pianta, senza contaminare terra ed aria. Nei prossimi anni avremo nuove tecnologie, dotate di sensori e telecamere, capaci di spargere in maniera più efficiente concimi e prodotti antiparassitari.
Il miglioramento genetico permetterà di creare piante più robuste, più resistenti agli agenti patogeni e quindi bisognose di un numero inferiore di trattamenti.
Al fine di promuovere un settore agricolo intelligente non si potrà però prescindere da adeguati investimenti per la ristrutturazione delle aziende agricole, la modernizzazione, l’innovazione, la diversificazione e l’utilizzo delle nuove tecnologie. La proposta per la nuova Pac ne tiene giustamente conto. Questi investimenti dovrebbero articolarsi nel modo seguente.
Da un lato, verranno impiegate importanti risorse nello sviluppo del capitale umano e nella ricerca e si potenzierà il sostegno all’innovazione. Uno sforzo che si inserisce nel percorso iniziato con la programmazione 2014-2020, che portò all’istituzione del partenariato europeo per l’innovazione “Produttività e sostenibilità dell’agricoltura”. In tal senso, va notato un aumento dei fondi disponibili per la ricerca agricola nel programma Horizon: durante la prossima programmazione questi dovrebbero raggiungere i 10 miliardi, circa il triplo di quanto allocato durante l’attuale programmazione.
Dall’altro lato, le nuove misure di aiuto alle imprese agricole saranno collegate a servizi che forniranno consulenza, competenze e innovazione. A tal fine, la nuova politica agricola dovrebbe promuovere il rafforzamento dei servizi di consulenza agricola, fino a farne una condizione preliminare per l’approvazione dei piani strategici che ogni stato membro presenterà alla Commissione europea nel contesto della programmazione post-2020.
Infine, ci tengo a ricordare il ruolo importante svolto dalle organizzazioni di produttori, che facilitano la cooperazione tra agricoltori e che possono favorire la condivisione delle conoscenze, anche nel campo dell’innovazione e, che anche per questo, vanno valorizzate.
L’agricoltura europea è sempre più condizionata dai cambiamenti climatici, dal meteo, dalla volatilità dei prezzi, dalle calamità naturali e dalle malattie. Le tecnologie intelligenti sono la chiave di volta per far fronte a queste sfide e per dare ai contadini europei gli strumenti adeguati per continuare a svolgere la loro importante missione.
Herbert Dorfmann