Zambrini: marginalità per le aziende e valore per i prodotti
IMOLA, 28 luglio 2021 – Molti comparti agricoli, primo tra tutti quello ortofrutticolo, stanno attraversando una profonda crisi a causa di ragioni ormai note: danni provocati dai cambiamenti climatici, fitopatologie aggressive e la mancanza di strumenti di difesa adeguati per contrastarle, filiere dove il valore non viene trasferito alla produzione e dunque manca la marginalità. Cia – Agricoltori Italiani Imola sta analizzando la situazione attraverso i dati emersi in questi ultimi mesi e – come spiega il presidente Giordano Zambrini: “Qualcosa non torna”.
“I numeri da analizzare sono tanti – continua Zambrini – e alcuni parlano, naturalmente, dei cali produttivi “catastrofici” provocati dalle gelate primaverili mentre altri, come quelli diffusi pochi giorni fa dalla Regione nel Rapporto sull’Agroalimentare 2020, appaiono positivi perché parlano di aumenti della produzione generale dell’8% e di un aumento dell’occupazione del 13%. Naturalmente pensiamo che questa annata sarà decisamente peggiore della precedente e sarà quasi impossibile avere numeri positivi nel 2021 ma, in attesa di un bilancio finale, mi chiedo: Allora perché le aziende sono in crisi e lo erano anche l’anno scorso? Perché i frutteti vengono eradicati – 50mila ettari negli ultimi 25 anni – e nelle tasche dei produttori arriva, quando va bene, una cifra che copre appena i costi di produzione e quando, spesso, va male lavorano in perdita? Come associazione sono domande che ci poniamo da molto tempo e sulle quali stiamo facendo considerazioni concrete per dare risposte e strumenti ai nostri produttori. Una cosa che appare, comunque, evidente è che il valore positivo dei numeri non viene trasferito alle aziende e si disperde lungo le filiere. Occorre invece capire, in virtù dell’aumento dei prezzi delle materie prime, quanto pesano i costi di produzione variabili e soprattutto se le organizzazioni di produttori e cooperative – in Italia il 67% della produzione frutticola passa da loro – stanno lavorando per valorizzare i prodotti anche in accordo con i grandi distributori.
Domande e considerazioni dalle quali dipende la tenuta del settore agricolo e delle aziende e per questo Cia Imola ha messo in campo un progetto formativo per i suoi associati, per dare alle aziende degli strumenti concreti.
“Da settembre – continua Zambrini – abbiamo deciso di aprire un percorso sindacale e formativo, un confronto tra esperti economisti, professori universitari, ricercatori per capire insieme quali percorsi intraprendere, anche a livello di opportunità di mercato e commercializzazione. Il messaggio è chiaro: noi non ci arrendiamo, non vogliamo soccombere al sistema economico ma comprenderlo e cercare di volgerlo a nostro favore, nel limite del possibile. Perché vanno bene gli aiuti, i fondi, le agevolazioni ma gli agricoltori vogliono poter vivere del loro lavoro, crescendo e specializzandosi per cambiare un sistema che adesso è capace solo di penalizzarli. L’impressione è che se non lo facciamo noi, nessuno lo farà perché anche la politica non si rende pienamente conto di cosa comporta la mancata marginalità per le aziende agricole. E senza la consapevolezza di istituzioni e comunità di consumatori sui veloci cambiamenti del nostro agroalimentare si arriverà a una conseguenza gravissima e irreversibile: la mancanza di ricambio generazionale e l’abbandono delle campagne”.