A Rimini la campagna vinicola fa registrare una ottima annata

RIMINI – 16/12/2016 A detta di tutti, quella del 2016 per il territorio riminese sarà ricordata come un’ottima annata, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. “Degna di nota la Rebola fra i bianchi, e, protagonista assoluto tra i rossi, il Sangiovese”, racconta Alessandro Arlotti, consulente di cantina, impegnato nel seguire diverse aziende del territorio: “Già dai primi test, sia i bianchi che i rossi si preannunciano capaci di ottimi risultati”.
Dai vigneti in provincia sono stati raccolti circa il 12% di quintali in più (92.000) sia di uve bianche che di rosse rispetto al 2015, l’estate calda e asciutta dopo una primavera piuttosto piovosa ha consentito da una parte di evitare problemi di stress idrico, dall’altra di ottenere uve con una buona gradazione zuccherina, buon accumulo di antociani e sanità eccellente.
A confermarlo anche Walter Brolli (nella foto con la moglie Maria Luisa) dell’azienda Cretaia, piccola realtà sui colli riminesi con 7,5 ettari a vigneto. “La zona, vocata ai rossi, da un ottimo Sangiovese di Romagna DOC Superiore, ma si prospettano buoni anche i prodotti da vitigni internazionali come il Cabernet e il Merlot” racconta Brolli soddisfatto.
Meno soddisfatto si esprime invece sulla digitalizzazione, in partenza da gennaio 2017: “Se non porta migliorie organizzative ma si traduce solo in maggior burocrazia sarà un problema. In un’azienda piccola come la mia non posso pensare di dedicare parte di ogni giornata a registrare dati su web e PC, né posso investire in una risorsa dedicata solo a quello”.
Brolli sottolinea anche che i prezzi di vendita del prodotto riminese non ricompensano a dovere la qualità raggiunta in questi anni: “Il nostro è un territorio quotato praticamente la metà rispetto ad esempio alla vicina Toscana. Loro però sono più bravi di noi a vendersi, noi qui non riusciamo neanche a collegare il turismo della riviera con le eccellenze dell’entroterra”, continua Brolli preoccupato.
Il problema della riconoscibilità del territorio, come identità ben precisa e capace di esprimere vini di qualità, è un aspetto delicato anche per Arlotti, che sottolinea però come Rimini stia pagando la sua giovinezza rispetto ad altre aree italiane, che ben prima hanno iniziato ad operarsi per un significativo lavoro di promozione strutturato e vincente. “Però, ad esempio, il recente ingresso di molti produttori nel consorzio Ente Tutela Vini di Romagna, sta dando buoni frutti per una promo-commercializzazione più efficace, quindi si sta recuperando terreno”. Un’altra importante azione intrapresa è quella della costituenda RIMINI DOC, con l’aggiornamento dei disciplinari esistenti. Aver scelto di eliminare “Colli” dalla denominazione è un grande passo avanti per dare più valore al territorio RIMINI, ovunque conosciuto: “L’iter è ancora in fase di approvazione, ma se tutto andrà bene già dalla prossima vendemmia i produttori potranno utilizzare RIMINI DOC + nome del vino (senza indicazione di bianco o rosso) e sarebbe uno dei primi casi a livello nazionale”. Tale novità comporta anche prodotti più orientati al mercato: nel rosso la RIMINI DOC presenta un taglio più bordolese e nel bianco sono stati inseriti nuovi vitigni, andando così ad arricchire una scala di note e caratteristiche interessanti, capaci di rappresentare meglio il territorio RIMINI.