L’export di prodotti agroalimentari italiani bio ha sfiorato 2,3 miliardi di euro nel 2018, registrando una nuova crescita (+10%)
Anabio, l’associazione degli agricoltori biologici della Cia ha fatto il punto sulla nuova legge di settore: “Bio ok nei numeri e buone prospettive per l’approvazione definitiva della legge ma serve fare molto di più”
BOLOGNA – Aumentano in Italia le superfici e gli operatori bio, aumentano le vendite, soprattutto nella grande distribuzione, e il consumo perché fa bene, per la qualità e la sicurezza e per il rispetto verso l’ambiente. Questi i dati principali presentati in occasione del convegno promosso da Anabio – Cia il 9 dicembre a Bologna presso la Sala Fondazione di Fico. L’iniziativa dal titolo Quali opportunità offre la nuova legge sul biologico è stata anche l’occasione per Anabio, di svolgere la propria assemblea annuale. A ricordare numeri e tendenze Silvia Zucconi, responsabile market intelligence di Nomisma Spa.
Nel 2018 la superficie coltivata in Italia ad agricoltura biologica è di quasi 2 milioni di ettari (+2,6% sull’anno precedente), con un numero di operatori che arriva ad oltre 79mila unità. Complessivamente, la superficie coltivata in Italia ad agricoltura biologica corrisponde al 13,1% dell’area destinata all’agricoltura biologica in Unione Europea e al 2,7% di quella mondiale.
Negli ultimi anni le vendite bio sul mercato interno mostrano una crescita costante, che non pare arrestarsi. L’Italia è il quinto mercato per dimensioni (4% delle vendite mondiali), preceduto da Stati Uniti (44%), Germania (12%), Francia (10%) e Cina (9%). In Italia nel 2018, le vendite di prodotti alimentari a marchio biologico in tutte le tipologie di canali hanno raggiunto 4.089 milioni di euro, segnando un +5% rispetto al 2017 (a parità di perimetro).
Nei consumi domestici, a crescere è soprattutto la grande distribuzione (+6% AT Giugno 2019 su Giugno 2018 – fonte: Nielsen) che complessivamente “drena” poco meno della metà delle vendite bio. Crescita favorita dall’ampliamento degli assortimenti, dal progressivo incremento delle famiglie acquirenti.
Con una quota pari al 47% delle vendite totali del mercato, è proprio la Gdo il canale privilegiato dai consumatori per gli acquisti biologici. Il secondo canale per incidenza è quello dei negozi specializzati in prodotti bio, che si attesta a 845 milioni di euro (21% del totale vendite bio).
Le ragioni del successo del biologico
La crescita del mercato biologico è favorita dal progressivo incremento delle famiglie acquirenti. L’86% dei consumatori italiani ha avuto almeno una occasione di acquisto di un prodotto bio nel 2018 (fonte: survey Nomisma 2019). Cresce anche l’incidenza della spesa bio sul carrello alimentare, salita nel 2018 al 3,66% (mentre era al 0,65% nel 2000). Gli italiani scelgono il bio perchè ritenuto più salutare (lo afferma il 52% degli intervistati), perchè ritenuto garanzia di maggiore qualità e sicurezza (47%) e per il suo essere più sostenibile per l’ambiente (26%). Il 76% dei consumatori, inoltre, dice di preferirlo Made in Italy.
L’export di prodotti agroalimentari italiani bio ha sfiorato 2,3 miliardi di euro nel 2018, registrando una nuova crescita (+10% rispetto al 2017) e raggiungendo un ruolo rilevante nel paniere dei prodotti Made in Italy. L’Italia è il secondo paese al mondo per export di prodotti biologici, seconda solo agli Stati Uniti. Ma, oltre i dati più che positivi, le problematiche legislative.
“Questa legge – ha evidenziato Massimo Fiorio della Cia nazionale è entrato nel merito della proposta di legge sulla agricoltura biologica – nasce qualche anno fa ed è stata modificata più volte. Oggi siamo ad una fase avanzata. Il biologico è un settore che risente di più delle questioni politiche e, anche per questo, ha bisogno di regole per consumatori e produttori perché fragile”.
Cristiano Fini, presidente Cia Emilia Romagna. “Questa legge è ferma al senato da parecchio, troppo tempo. Come Cia auspichiamo che venga approvata al più presto perché riteniamo che questo settore sia strategico per l’agroalimentare italiano. Occorre una regolamentazione ed una promozione efficace per il comparto. Un comparto che deve guardare avanti anche a livello tecnologico È anche vero, però, che manca una consulenza adeguata al produttore e non solo. Non va tutto bene, soprattutto per quanto riguarda l’export e, per questo, abbiamo bisogno di promozione”.
“Il biologico – ha poi sottolineato Giovanni Dinelli, del dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna – è sempre più presente nella Gdo. Basti pensare che nel 2009 si vendevano il 28% di prodotti bio, nel 2018 la percentuale è salita al 48”. Il secondo punto che interessa è che il bio non copre il settore dell’ortofrutta. “Certo – ha sottolineato ancora Dinelli -, è un settore difficile ma è necessario fare uno scatto in avanti, affrontare nuove sfide, anche agronomiche. Occorrono prezzi competitivi e aumentare le rese altrimenti non potremo soddisfare la gdo. Non dobbiamo avere paura della tecnologia ma dobbiamo pensare ad una agricoltura pulita, moderna e quindi tecnologica”.