Per il 2021 il prezzo fissato a 92 euro/ton con premialità irrisorie per il tardivo
Cristian Calestani
PIACENZA – Il prezzo del pomodoro da industria per la campagna 2021 è stato fissato a 92 euro a tonnellata.
Un valore in aumento rispetto al 2020, ma che lascia comunque l’amaro in bocca ai produttori, viste le condizioni positive del mercato dei derivati che avevano fatto sperare in un accordo ad un prezzo maggiore.
Da qui, una valutazione in chiaroscuro da parte della componente agricola, anche in virtù di una bassa premialità sul prodotto tardivo e di un’impennata dei costi dei mezzi tecnici.
“Quest’anno – commenta Fabio Girometta, referente regionale Cia per il settore -, c’erano tutte le condizioni per fissare il prezzo del pomodoro da industria su livelli equi ma, ancora una volta, ad essere penalizzati sono gli agricoltori. C’è stata un’impennata dei prezzi dei derivati del pomodoro, oltre al fatto che le scorte dell’industria di trasformazione sono esaurite e la commercializzazione è stata, quindi, soddisfacente per le imprese di trasformazione.
Per contro, noi agricoltori abbiamo assistito ad un aumento dei costi dei mezzi tecnici e sono venuti a mancare gli aiuti sull’acquisto delle manichette per la fertirrigazione localizzata delle piante. Non c’è, quindi, corrispondenza – insiste Girometta – tra la remunerazione non soddisfacente della materia prima di qualità fornita dalle imprese, e le condizioni favorevoli per l’industria”.
Cia segnala che il mercato è in ascesa in altri comparti come quello cerealicolo. “Soia e mais sono aumentati – prosegue Girometta – e sorprende come mai non si voglia gratificare sul piano dei prezzi anche un’eccellenza come il pomodoro”.
L’obiettivo iniziale del mondo agricolo era quello di non scendere al di sotto dei 95/97 euro a tonnellata ma, a conclusione delle trattative, il prezzo fissato è stato di 92 euro con un grado brix di 4,85, mentre la media osservata nel nord Italia è di 4,80.
“Anche se Il prezzo stabilito è superiore allo scorso anno – precisa ancora Girometta -, non ci permette di coprire i costi superiori che saremo costretti a sostenere nella campagna 2021 perché tutto è aumentato. Inoltre – conclude -, l’importo riconosciuto come premialità al prodotto tardivo, ovvero il pomodoro conferito dopo il 12 di settembre, è veramente irrisorio se si considerano i rischi a cui va incontro il raccolto in quel periodo: calo dei gradi brix e piovosità sono quasi inevitabili. Avevamo richiesto un incentivo anche per il prodotto precoce, ma non ci è stato concesso”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Andrea Robuschi, produttore di Cia Parma. “L’unica notizia positiva – commenta – è data dall’aumento, seppur minimo, del prezzo della materia prima. Finalmente ha superato i 90 euro/tonnellata, anche se si sperava di arrivare intorno a 95 e non di fermarsi a 92. Il premio del tardivo è praticamente inesistente se consideriamo tutte le problematiche che si potranno incontrare per il meteo e per il rischio di patologie. C’è molta incertezza ed il timore di dover lasciare del prodotto in campo.
Speravo, inoltre, ci si accordasse per il prezzo del trasporto (5,5€/ton): per chi ha i propri terreni relativamente vicini alle industrie di trasformazione poteva essere un importante aiuto in più, visto che le ditte di trasporto specializzate hanno prezzi differenti”.
accordo sul prezzo, Andrea Robuschi, Fabio Girometta, pomodoro da industria