Sociale e agricoltura: le aziende agricole protagoniste nei percorsi di inclusione
In occasione della Giornata Mondiale della donna rurale si è tenuto il convegno organizzato da Donne in Campo Emilia-Romagna dedicato all’agricoltura sociale, dove le imprese rappresentano uno spazio ideale per l’accoglienza
“Abbiamo scelto il 15 ottobre perché oggi si celebra la “Giornata Mondiale della donna rurale”, sancita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2007, con lo scopo di riconoscere il ruolo chiave delle donne nel promuovere lo sviluppo agricolo, contribuendo alla sicurezza alimentare e allo sradicamento della povertà rurale. Una data significativa per parlare del sociale che entra nel settore agricolo, visto che le aziende femminili hanno una grande propensione alla multifunzionalità e all’innovazione. Sanno, letteralmente, “prendersi cura” di chi è più fragile, lo fanno da millenni e oggi è una peculiarità che può diventare una nuova opportunità di fare reddito: sostenibile, inclusiva ed etica”.Questa la premessa di Luana Tampieri, presidentessa regionale di Donne in Campo l’associazione di Cia-Agricoltori Italiani che si occupa di valorizzare il ruolo delle donne nel settore agricolo, che ha aperto la Festa regionale di Donne in campo e il convegno “Il sociale entra in agricoltura”. All’evento, organizzato al Museo della Civiltà Contadina di San Marino di Bentivoglio (Bo) in collaborazione con Agia (Associazione Giovani Agricoltori) e Anp (Associazione Nazionale Pensionati), sono intervenuti: Franca Gordini, vicepresidente Anp regionale; Erika Ferranti, Sindaco di Bentivoglio; Valeria Villani, presidentessa Agia regionale; Loredana Ligabue, segretaria Associazione Carer; Roberta Mori, consigliera Regionale Emilia Romagna; Salvatore Agresta, tecnico Cia Emilia Centro.
A seguire le testimonianze di alcune aziende che hanno scelto l’agricoltura sociale come indirizzo per la propria attività agricola. “Il nostro obiettivo – spiega Francesca Mantovani della “COpAPS”, Cooperativa per attività produttive sociali di Sasso Marconi (Bo) – è l’inserimento lavorativo di persone con disabilità psichica. Creiamo dei percorsi che vengono adattati alle diverse attitudini dell’individuo e l’attività agricola è perfetta per questa finalità, perché con la sua ciclicità, i tempi scanditi dalla natura consente a chi è più fragile di sentirsi sicuro e accolto. Attualmente tra i settanta operatori che lavorano per noi, una ventina sono disabili e puntiamo ad aumentare costantemente questo numero”.
Anche la Cooperativa Sociale “Adamà” di San Lazzaro di Savena ha come principale obiettivo quello di accogliere “gli ultimi” e impegnarli attraverso competenze in ambito agricolo. “La nostra cooperativa – spiega Ilaria Torchi – è nata tre anni fa dall’esperienza della Onlus, “L’Arca della misericordia” che da 40 anni accoglie le persone “di strada”, con dipendenze, o che vivono condizioni di solitudine e povertà estrema, un vero e proprio “Pronto soccorso sociale”. Attualmente la nostra realtà, gestita da volontari, coltiva un terreno di 3 ettari donato dal Comune di Bologna grazie al lavoro di quattro persone che stanno imparando un’attività agricola e vengono regolarmente retribuiti. Un modo per dare una nuova possibilità anche alle donne, che spesso escono da situazioni famigliari difficili”.
L’agricoltura sociale si coniuga anche ad attività già attive e consolidate come le fattorie didattiche, come spiega Kitti Pirazzini, dell’azienda agricola “La Kasetta” di Castel San Pietro.
“Nella nostra fattoria accogliamo famiglie, bambini e ragazzi delle scuole, tra i quali ci sono soggetti più “deboli”, con disabilità. Durante i nostri centri estivi questi bambini, dai 4 ai 13 anni, seguono gli stessi percorsi degli altri di scoperta dell’agricoltura e degli animali, naturalmente adattati alle loro esigenze. Così si sentono parte integrante di un gruppo e riescono ad esprimere le loro peculiarità e a fare un percorso di vera crescita. Le difficoltà ci sono, soprattutto per chi come me non ha mai chiesto aiuti. Sarebbe utile che il Comune ci mettesse a disposizione personale qualificato – attualmente gli operatori rimangono con noi per poche ore – per seguire disabilità medie e gravi, così potremmo allargare la nostra offerta di accoglienza e inclusione.
Ha chiuso il convegno Cristiano Fini, presidente di Cia Emilia Romagna che ha ribadito il ruolo essenziale dell’imprenditoria femminile per il settore.
“L’agricoltura sociale ha avuto, in questi anni, un riconoscimento sempre maggiore, anche dal punto di vista normativo, grazie alla legge n. 141/2015 che l’ha ufficialmente inserita tra le attività che possono essere svolte dalle aziende agricole. Da quel momento è diventata un’opportunità per coniugare l’esigenza di valorizzare le persone con diverse abilità e più “fragili” e quella delle aziende agricole di trovare nuove modalità imprenditoriali. Una possibilità concreta, dunque, per gli imprenditori e soprattutto per le imprenditrici agricole. Sono loro che riescono meglio ad approcciarsi, direi quasi in maniera naturale, a questa attività che prevede una profonda sensibilità, una propensione all’accoglienza e capacità di innovazione. La nostra associazione ha sostenuto, in tutte le sedi, questo approccio multifunzionale e sociale, che può diventare una possibilità di fare reddito e di dare un sostegno alle nostre comunità”.