Saslà, un’antica varierà recuperata che piace ancora
Claudio Ferri
Anna Maria Manfredini coltiva l’uva da tavola sempre più apprezzata dai consumatori
CASTELLETTO DI SERRAVALLE (Bologna) – Il Chasselas, che per modenesi e bolognesi è ‘Saslà’, sta tornando nelle fruttiere di molte famiglie. Molto diffusa nel Novecento e fino ai primi anni sessanta, questa uva da tavola non è mai scomparsa dopo l’arrivo delle uve pugliesi e siciliane, e qualche filare è rimasto nelle colline bolognesi, area in cui, un tempo, se ne coltivavano grandi volumi. Le origini di questo vitigno bianco sono incerte, anche se probabilmente è originaria del Libano, un’uva che nel tempo si è consolidata in Europa, specialmente in Francia (dove è tutt’ora coltivata e dalla quale viene prodotto vino pregiato) e tantissimo in Svizzera.