DIRITTO DI SUPERFICIE (ED ALTRI DIRITTI REALI DI GODIMENTO) SOGGETTI A TASSAZIONE

La legge di Bilancio 2024 porta con se la modifica della tassazione della costituzione dei diritti reali di godimento in primis fra tutti il diritto reale di superficie. La notizia è di particolare interesse soprattutto per i soggetti che hanno già stipulato un contratto preliminare per la cessione del diritto di superficie a soggetti che dovrebbero utilizzare il fondo per installare un impianto fotovoltaico.
L’attuale normativa prevede che le disposizioni relative alle cessioni di beni immobili a titolo oneroso previste ai fini delle imposte sui redditi valgono anche per gli atti a titolo oneroso che importano costituzione o trasferimento di diritti reali di godimento.
Nel caso quindi di cessioni di beni immobili effettuate da persone fisiche, le disposizioni in materia di imposte sui redditi dispongono che costituiscono redditi diversi le plusvalenze realizzate mediante cessione a titolo oneroso:

  • di beni immobili acquistati o costruiti da non più di cinque anni (esclusi quelli acquisiti per successione)
  • nonché, in ogni caso, le plusvalenze realizzate a seguito di cessioni a titolo oneroso di terreni suscettibili di utilizzazione edificatoria.
    Dalla lettura combinata delle norme emerge che la cessione o la costituzione di un diritto reale di godimento su un terreno agricolo è soggetta a tassazione solo nell’ipotesi di possesso da meno di cinque anni.
    Qualora confermate, le novità previste dal D.D.L. Bilancio 2024 modificheranno radicalmente il trattamento fiscale applicabile alla costituzione dei diritti reali di godimento. Infatti, i soggetti che hanno stipulato un preliminare per la costituzione di un diritto reale su di un terreno agricolo posseduto da più di cinque anni e che procederanno all’atto definitivo dal 1° gennaio 2024, vedranno assoggettare a tassazione l’intero corrispettivo percepito (laddove oggi non sarebbe stato tassato).
    Di conseguenza tali soggetti che hanno stipulato un preliminare prima di tale novità dovranno necessariamente rivedere la tassazione immaginata che potrebbe essere anche molto importante qualora non riescano ad andare a rogito prima del 1 gennaio 2024.
    Come detto all’inizio la norma è oggi contenuta nel DDL Legge Bilancio 2024 e per la sua definitività bisognerà attendere la fine dell’anno.

DOMANDA DANNI VENTI IMPETUOSI LUGLIO 2023 PROVINCIA DI RAVENNA

Con la Delibera Regionale n°1511 11/09/2023 e n°1599 del 25/09/2023 la Regione Emila-Romagna ha delimitato i territori colpiti da venti impetuosi del 13 luglio 2023, del 22 luglio 2023 e dal 25 luglio 2023 al 27 luglio 2023. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n° 267 del 15/11/2023 del decreto Masaf è stato riconosciuto lo stato di calamità. Dal momento della pubblicazione sulla G.u. sono scattati i 45 gg per la presentazione delle istanze ovvero entro il 30/12/2023.

La domanda può contenere solo danni alle strutture e infrastrutture agricole causati da venti impetuosi. Sono esclusi i danni alle produzioni vegetali ed animali e i danni alle strutture e infrastrutture causate esclusivamente dalla grandine. Per quanto riguarda gli impianti arborei sono ammissibili solo la struttura ( pali, fili ecc) e le lavorazioni del terreno non rientrano le piante/barbatelle.

Per qualsiasi informazione rivolgersi agli uffici Cia di riferimento.

Annata agraria 2023: l’andamento in provincia di Rimini

Continuano a flettere le imprese agricole e delle superfici coltivate. Fra le peggiori annate per l’olivicoltura, che segna – 70% di produzione, e vino.  Nella provincia di Rimini continua però ad avere segno positivo la superficie condotta con il metodo biologico

LE IMPRESE AGRICOLE A RIMINI Nella provincia di Rimini alla fine del terzo trimestre del 2023 l’agricoltura conta 2.379 imprese attive (6,9% delle imprese totali provinciali e 4,6% delle imprese agricole regionali); rispetto al 30 settembre del 2022 si registra un calo del 4,3% (Emilia-Romagna: -2,4%, Italia: -2,7%), che corrisponde, in termini unitari, a -108 imprese agricole

Le imprese giovanili agricole alla data in esame risultano essere 99 (-9 unità rispetto ai 12 mesi precedenti), il 4% sul totale delle imprese giovanili e il 4,2% delle imprese del settore. In provincia le imprese giovanili attive in totale sono 2.461 (-1,8% rispetto al medesimo periodo del 2022) e rappresentano il 7,1% del totale delle imprese attive (7,3% in Emilia-Romagna e 8,6% a livello Italia). Le imprese femminili agricole risultano essere 526 (-20 unità rispetto ai 12 mesi precedenti), il 6,9% sul totale delle imprese femminili e il 22,1% delle imprese del settore. Al 30 settembre 2023 le imprese femminili attive totali sono 7.667 (-1,1% rispetto al medesimo periodo del 2022) e rappresentano il 22,1% del totale delle imprese attive (21,4% in Emilia-Romagna e 22,7% a livello Italia). 

VITIVINICOLO – Nel riminese, a fronte di superfici pressoché stabili rispetto all’anno scorso, la produzione di vino è scesa dai 93.123 ettolitri del 2022 ai 91.080 del 2023 (-2%), con una resa media di produzione di uva di 77,5 Q/ha (erano 80.1 nel 2022 e 90 nel 2021). L’anno sarà ricordato non solo per l’andamento climatico ma anche per la grandine e l’aggressività di alcune malattie, dalla flavescenza dorata alla peronospora. L’inverno era stato caldo e poco piovoso, ulteriore fonte di preoccupazione dopo tre anni di siccità prolungata. Le piante hanno mostrato un forte anticipo nel germogliamento, dovendo però subire successivamente un ritorno del freddo in primavera, che ne ha ritardato lo sviluppo. Le uve precoci di trebbiano e chardonnay sono state vendemmiate subito dopo Ferragosto, con quantità in media del 15% in meno rispetto al 2022. La raccolta delle uve sangiovese, che rappresenta la grossa parte della produzione, è iniziata nella seconda metà di settembre. In generale si è riscontrata una diminuzione che si può assestare attorno al 10% in meno rispetto all’anno precedente. Se le quantità sono risultate inferiori alle potenzialità dei vigneti, vi è stata comunque molta soddisfazione per la qualità delle uve portate in cantina, con un interessante profilo aromatico considerando acidità e profumi.

OLIVICOLTURA – La produzione olivicola dell’area riminese, si preannuncia in forte calo come su tutto il territorio regionale. La resa media per le olive è stimata intorno ai 7 q.li/ha lo scorso anno era di 23 q.li/ha. La qualità del prodotto si preannuncia ottima nel caso si sia operata una corretta difesa dalla mosca olearia, la resa in olio dovrebbe essere sulla media. La produzione complessiva di olive in provincia di Rimini si stima per il 2023 intorno ai 12.000 quintali, circa -70% rispetto al 2022. Per quanto riguarda la Dop “Colline di Romagna”, che riguarda quasi 70 ettari nelle province di Rimini e Forlì-Cesena, si stima una raccolta in calo del 50% rispetto alla precedente campagna, con una resa nella media. Pertanto, si ipotizza la produzione di circa 350 quintali di oliva DOP “Colline di Romagna” corrispondente a circa 4,5mila kg di olio DOP “Colline di Romagna”. 

ERBA MEDICA – In Italia la superficie coltivata a erba medica è caratterizzata da una marcata oscillazione nel corso degli anni, dal 2006 al 2023 si è passati da circa 766.000 ha a 676.028 ha. L’Emilia Romagna si conferma la regione che contribuisce maggiormente, con oltre 239.290 ha coltivati, pari al 35,3 % della superficie totale nazionale.  Rimini nel 2023 ha un importante contribuito con 10.738 ha (Ravenna 13.900, Cesena 19.000 ha). 

FRUTTICOLO – Il 2023 è un anno drammatico per la frutta romagnola. Le percentuali di perdite per la maggior parte delle colture si equivalgono a quelle del 2020, uno degli anni più nefasti per il comparto, ma per alcune il 2023 è anche peggio. Gli ammanchi del comparto frutticolo in Romagna infatti si aggirano in media su percentuali del 30-40%. A Rimini il calo in campo della fragola è di circa il 32%, l’albicocco segna invece una produzione di quasi -15% e un forte calo della resa. Si registra inoltre negli anni una tendenza in diminuzione degli ettari coltivati. La lista delle cause dell’estirpo degli albicocchi è lunga: il prezzo delle albicocche riconosciuto ai produttori; i costi di produzione che non fanno il paio con i prezzi all’origine; la presenza del Capnodio, un parassita che da alcuni anni si trova negli impianti di albicocco in certe aree collinari dell’Emilia-Romagna. Poi ancora la difficoltà di approvvigionamento idrico, le frequenti gelate. Nella provincia di Rimini le superfici dedicate al ciliegio sono più che raddoppiate nel giro di poco più di un decennio. Ma la produzione nel 2023 è stata la più scarsa di sempre, dovuta alle avversità climatiche di maggio, già a partire dalle varietà precoci, per poi confermarsi per quelle medio tardive. Le rese hanno registrato un crollo a Rimini del 30%. Il crollo della produzione è vertiginoso a Ravenna (-70%) e Forlì-Cesena (-80%).

APICOLTURA – Per l’apicoltura romagnola il 2023 è stato un anno difficilissimo, non solo per le alluvioni di maggio. A causa della siccità pregressa, infatti, le condizioni all’inizio della stagione produttiva sono apparse subito poco favorevoli. Già nella primavera il settore ha attraversato una situazione di vera e propria emergenza dovuta alla pressoché totale assenza di raccolti primaverili. Le principali produzioni caratterizzate da una forte specializzazione produttiva, tra cui il miele di acacia, hanno registrato perdite molto gravi. La situazione di criticità è continuata almeno fino alla prima metà di giugno, a causa del tempo ancora instabile, che ha inciso negativamente sulla fioritura del tiglio di pianura, del millefiori post acacia e del coriandolo. In provincia di Rimini il 2023 segna un aumento dei produttori (da 424 a 437) ma un calo sia degli alveari che degli sciami, si riscontrano zone poco produttive con una media di 10 kg/alveare, fino ad arrivare a punte di 30 kg/alveare in alcune zone di pianura o collina. Sempre a Rimini, sono stati rilevati raccolti di 14 kg/alveare di miele di girasole.

ZOOTECNIA – Nel 2023 rispetto all’anno precedente calano drasticamente i capi di bovini da latte in provincia di Rimini (-14%) e Forlì-Cesena (-16%). Il numero delle aziende zootecniche nel riminese nel 2022 è 54, il 16.9% in meno rispetto all’anno precedente.  

BIOLOGICO – Al 31 dicembre 2022 le imprese biologiche attive in regione sono 7.330 (erano 6.925 nel 2021, +5,8%). L’incremento rispetto al dato del 2021 si è verificato soprattutto negli ultimi mesi dell’anno, in parte correlato al bando 2022 della Misura SRA29 del PSR 2023-27. La superficie agricola condotta con il metodo biologico nel 2021 in Emilia-Romagna ha raggiunto quota 200.388 ettari (+7,66% rispetto al 2021, 186.139) e rappresenta il 19,18% della SAU regionale. Nella provincia di Rimini continua ad avere segno positivo la superficie condotta con il metodo biologico, che passa dagli 9.034 ettari dell’anno precedente ai 10.187 (+12.5%), il 35% della superficie agricola utilizzata. Se si mette in relazione la superficie biologica provinciale con la superficie agricola totale la provincia di Rimini si trova al secondo posto in regione, mentre la più biologica è quella di Forlì-Cesena quasi il 30% della SAU provinciale. Le imprese agricole biologiche dedite anche all’allevamento di almeno una specie animale con il metodo biologico al 31/12/2022 sono 922 (erano 980 nel 2021, -3.4%) la provincia di Rimini registra il calo maggiore con – 16.9%.

Annata agraria 2023: l’andamento in provincia di Forlì-Cesena

Fra alluvioni e caldo anomalo anno disastroso per la frutticoltura, continuano a calare le imprese agricole

LE IMPRESE. Al 30/09/23, in provincia di Forlì-Cesena, l’agricoltura conta 5.970 imprese attive (16,7% delle imprese totali provinciali e 11,5% delle imprese agricole regionali); rispetto al 30/09/22 si registra un calo del 3,1% (Emilia-Romagna: -2,4%, Italia: -2,7%), che corrisponde, in termini unitari, a -192 imprese agricole

Le imprese femminili agricole sono 1.206 (-49 unità rispetto ai 12 mesi precedenti), il 16,2% delle imprese femminili e il 20,2% delle imprese del settore. 

Le imprese giovanili agricole sono 212 (-6 unità rispetto ai 12 mesi precedenti), l’8,9% delle imprese giovanili e il 3,6% delle imprese del settore. 

Nel 2022 gli occupati in agricoltura in provincia di Forlì-Cesena sono risultati complessivamente 13.258.  Il settore impiega il 7,5% degli occupati totali provinciali (il 3,3% a livello regionale e il 3,8% a livello nazionale) mentre nel 2021 l’incidenza era pari al 7,2%; rispetto all’anno precedente si rileva un incremento annuo degli occupati agricoli del 6,0%.

FRUTTICOLOAnno drammatico per la frutta, da sempre vocazione del territorio forlivese e cesenate. Le percentuali di perdite per la maggior parte delle colture si equivalgono a quelle del 2020, uno degli anni più nefasti per il comparto, ma per alcune il 2023 è anche peggio.  Oltre poi alle perdite di produzione e ai mancati incassi relativi, nel 2023 pesano i danni a impianti, strutture, attrezzature e mezzi. 

Dal 2020 le colture non hanno più raggiunto il loro potenziale produttivo medio.  Nel 2023 il calo produttivo medio è drastico anche perché, anche a causa dei noti eventi meteo, interessa praticamente tutte le colture: a Forlì-Cesena crollano in particolare il ciliegio (-80% la produzione, -80% la resa), le pesche (-41% produzione, -34% rese) le nettarine (-34% produzione, -33% rese), le pere (-51% di produzione). Le fragole registrano rese inferiori al 2020 sia in campo sia in serra; la produzione in campo segna -35%; -12% la produzione in serra. Critico anche il susino, con -15% di resa media e -17% di produzione. Per l’albicocco si registra un -3% di produzione, tenendo conto comunque che si tratta di una coltura le cui superfici sono in generale calo.

Sul fronte dei prezzi all’origine, anche laddove si prevedono andamenti leggermente migliori rispetto al 2022, resta la carenza o mancanza di prodotto. 

OLIVICOLTURA – Fra le peggiori annate dell’ultimo decennio, per l’olivo l’attesa è di una campagna con il 70% di prodotto in meno in Romagna in linea con le previsioni a livello regionale: anche nel forlivese e cesenate la raccolta di olive è meno di un terzo rispetto al 2022. Pure la resa media è stimata in meno di un terzo del 2022, dato più basso dal 2018: 7,6q.li/ha a fronte dei 23 del 2022

Le aspettative della resa in olio sono attese nella media. Per le olive Dop la previsione è di una raccolta in calo del 50% sul 2022, con resa nella media. 

VITIVINICOLO – Pur nelle differenziazioni degli areali per la Romagna il dato complessivo del vitivinicolo sembra essere meno drammatico di come si preannunciava: la sofferenza degli impianti per alluvioni e frane c’è, in particolare nel forlivese-cesenate dove la produzione di uva e di ettolitri di vino ha subito una diminuzione. La produzione media in quintali di uva da vino scende del 4,16%; gli ettolitri calano di circa 8%. La resa media complessiva è in calo del 12% (nei bianchi ad esempio -15% per Trebbiano e Chardonnay; nei rossi -10% per Sangiovese). 

ZOOTECNIA – Anche per il comparto zootecnico l’andamento del 2023 è stato drammaticamente condizionato dagli eventi atmosferici di maggio. In particolare numero di allevamenti di bovini da carne risulta in calo del 9% rispetto al 2022 a Forlì-Cesena, che resta comunque la provincia con il maggior numero di capi (oltre 10.700). Circa i bovini da latte, i capi calano drasticamente in provincia di Forlì-Cesena (-16%).

BIOLOGICO – Per distribuzione di imprese biologiche in regione la provincia di Forlì-Cesena è al secondo posto con 1.039 imprese. Quasi un’azienda agricola biologica su due conduce anche un allevamento e nel 50% dei casi si tratta di un allevamento biologico (954 su 2049); le province che si contendono il primato per la maggiore vocazione zootecnica biologica sono Piacenza e Forlì-Cesena. Per superficie agricola condotta con metodo biologico la provincia di Forlì Cesena è al quarto posto in regione.

Annata agraria 2023: l’andamento in provincia di Ravenna

Continuano a flettere le imprese agricole anche in provincia di Ravenna (-170 unità), calo medio del 30% delle superfici complessive coltivate con le principali tipicità frutticole; crollo produttivo per ciliegio, pesco, nettarina, susino, kiwi e albicocco. Fra le peggiori annate per l’olivicoltura, deludente per le erbacee, drammatica anche per la zootecnia

La flessione delle imprese agricole in Romagna risulta superiore a quella del 2022, in provincia di Ravenna in termini unitari sono -170, e pressoché tutti i settori e le produzioni risultano compromessi. L’economia romagnola vale il 2,2% del Pil nazionale in termini di produzione e di contribuzione. Rimettere in piedi il territorio romagnolo, con interventi sostanziosi e rapidi, è un investimento non un costo: prima ripartiranno tutte le attività produttive, come quelle legate al settore agricolo, meglio sarà per tutta l’economia italiana.

LE IMPRESE AGRICOLE RAVENNA – Al 30.09.2023 la Romagna rispetto al 30.09.2022 riscontra un calo delle imprese attive complessive pari a -1,5%, maggiore della variazione negativa regionale (-1,1%) e nazionale (-0,7%); riguardo al settore agricolo, la flessione risulta superiore (-3,1%), con maggiori difficoltà per le relative imprese femminili e giovanili. 

In provincia di Ravenna, l’Agricoltura conta 6.269 imprese attive (18,2% delle imprese totali provinciali e 12,1% delle imprese agricole regionali); rispetto al 30.09.22 si registra un calo delle stesse del 2,6% (Emilia-Romagna: -2,4%, Italia: -2,7%), che corrisponde, in termini unitari, a -170 imprese agricole.

Le imprese femminili agricole sono 934 (-42 unità rispetto ai 12 mesi precedenti), il 12,8% sul totale delle imprese femminili e il 14,9% delle imprese del settore. Le imprese giovanili agricole sono 224 (-4 unità rispetto ai 12 mesi precedenti), il 9,8% sul totale delle imprese giovanili e il 3,6% delle imprese del settore. 

Nel 2022 gli occupati in agricoltura in provincia di Ravenna sono risultati complessivamente 10.064.  Il settore impiega il 5,8% degli occupati totali provinciali (il 3,3% a livello regionale e il 3,8% a livello nazionale) mentre nel 2021 l’incidenza era pari al 6,3%; rispetto all’anno precedente si rileva un calo annuo degli occupati agricoli del 6,6%.

FRUTTICOLOAnno drammatico per la frutta romagnola. Le percentuali di perdite per la maggior parte delle colture si equivalgono a quelle del 2020, uno degli anni più nefasti per il comparto, ma per alcune il 2023 è anche peggio.  Oltre poi alle perdite di produzione e ai mancati incassi relativi, nel 2023 pesano i danni a impianti, strutture, attrezzature e mezzi. 

In particolare dal 2020 le colture non hanno più raggiunto il loro potenziale produttivo medio.  Nel 2023 il calo medio della produzione è drastico anche perché, anche a causa dei noti eventi meteo, interessa praticamente tutte le colture: actinidia (-45%), albicocco (-35%), fragola (-26,7%) pero (-60%), pesco (-50%), nettarina (-48%); ciliegio (-70%), melo (-10%), susino (-48%). Anche per castagno, nocciolo, noce, kaki rese medie dimezzate.  

Superfici coltivate in calo nel ravennate del -10% per il pesco; -6% per la nettarina; -5% per il susino

-3,5% per il pero; -2% per l’actinidia; -1,5% per il melo e -1% per l’albicocco. In merito ai prezzi all’origine là dove anche si prevedono andamenti leggermente migliori rispetto al 2022 il problema è dato dalla carenza o mancanza di prodotto. 

OLIVICOLTURA – Fra le peggiori annate dell’ultimo decennio, per l’olivo l’attesa è di una campagna con il 70% di prodotto in meno in Romagna. Il ravennate è in linea con questo andamento: la resa media di registra il dato più basso dal 2018 ad oggi: 8 q.li/ha a fronte degli oltre 24 del 2022. Circa 4mila quintali di olive raccolte (oltre 13mila nel 2022). Le aspettative della resa in olio sono attese nella media. Per le olive Dop la previsione è di una raccolta in calo del 50% sul 2022 (circa 300 quintali), con resa nella media. Dovrebbero essere circa 4mila i kg di olio della Dop “Olio Brisighella”.  

VITIVINICOLO – Nel ravennate gli ettari coltivati e in produzione aumentano leggermente per un incremento di superfici coltivate (145 ettari) e in produzione (132 ettari) sul 2022. Rispetto alle estensioni di superfici che risultano dai dati, per il ravennate sono centinaia gli ettari distrutti o estremamente compromessi dagli eventi meteo: i danni maggiori sono da imputare alla tromba d’aria di luglio, in particolare nella zona di Alfonsine (oltre 60 gli ettari coinvolti) e in parte alle alluvioni e frane di maggio. Non sono poi mancate grandinate e malattie, dalla flavescenza dorata alla peronospora. La produzione media in quintali di uva scende del -1,4% nel ravennate e gli ettolitri calano del -1,5%. 

COLTURE ERBACEE – Per il cerealicolo nel ravennate le superfici seminate sono in aumento per frumento duro (+6%) e orzo (+19%); in diminuzione per il mais (-22%). 

Rese medie tutte con diminuzioni importanti rispetto al 2022 (tranne il sorgo da granella): -26% per il tenero (48 q/ha); -36% per il duro (38 q/ha); -28% per l’orzo (43 q/ha). Per il mais la resa e la produzione rispetto al 2022 è migliore, ma questo cereale fu duramente colpito nel 2022 dalla siccità, anno in cui dimezzò la produzione quindi il dato 2023 è da relativizzare con gli andamenti precedenti.

Nelle industriali, per l’erba medica si conferma anche nel 2023 un calo di superfici seminate in Romagna dato dalla diminuzione di ettari oltre che nel ravennate (-5%) anche nel forlivese-cesenate. In queste due zone mentre, maggiormente colpite dalle alluvioni e dalle frane, la resa media di erba medica verde è fra il 7% e l’8% in meno rispetto al 2022 . Nel ravennate l’andamento della coltura è stato maggiormente condizionato passando dagli intensi fenomeni piovosi di maggio ad un arresto delle precipitazioni fino a inizio ottobre. 

La superficie seminata a barbabietola da zucchero è il 14% in meno. Il 2023 è poi un anno molto particolare a causa della siccità dalla semina fino ad aprile e poi per gli eventi meteo estremi di maggio.

Mediamente il 10% in meno la resa, ma molte difformità: quanto e per quanto tempo i campi sono stati allagati fa la differenza nei risultati. 

Annata deludente anche per le colture da seme, con ettari cancellati da alluvioni e frane.

Per le orticole in campo, pur nella vastità delle differenziazioni, riduzioni di rese medie: la cipolla, ad esempio, con superfici seminate in crescita rispetto al 2023 vede una produzione che in particolare nel ravennate ha avuto un calo del 40%; patate, con resa media -36% e anche meno superficie seminata; pomodori da industria, con maggiore superficie seminata ma rese penalizzate dal meteo: nel solo ravennate il calo è del 41%.  Per le orticole in serra calo produttivo medio di circa il 20%. Prezzi molto variabili e andamento dei consumi in difficoltà.

ZOOTECNIA – Anche per il comparto zootecnico l’andamento del 2023 è stato drammaticamente condizionato dagli eventi atmosferici di maggio. Il numero di allevamenti di bovini da carne risulta in calo in tutte e tre le province rispetto al 2022, con una diminuzione più marcata nel ravennate (-10%). Circa i bovini da latte, la provincia di Ravenna detiene il maggior numero di capi, in leggero aumento. Per quanto riguarda i conigli le uniche unità produttive sono in provincia di Ravenna (13 allevamenti) e in provincia di Forlì-Cesena (30). Anno difficilissimo anche per l’apicoltura romagnola con produzioni primaverili pressoché nulle e perdite di migliaia di alveari. Dalla seconda metà di giugno in poi lo stabilizzarsi delle condizioni meteorologiche ha finalmente permesso una graduale ripresa delle produzioni.

FINANZIARIA 2024

La Finanziaria 2024 ha iniziato il suo iter parlamentare con la presentazione al Senato (AS 926). Di seguito le principali misure di carattere fiscale in essa contenute che potrebbero subire modifiche nel corso dell’iter parlamentare che dovrà concludersi entro fine anno.

Bando amianto 2023 – Incentivi alle imprese per rimozione e smaltimento

In attuazione del Piano di Azione Ambientale per un futuro sostenibile della Regione Emilia-Romagna 2011/2013, con DGR 1841 del 30/11/2023 la Regione Emilia-Romagna ha approvato il bando per la concessione di contributi alle imprese, per la realizzazione di interventi di rimozione e smaltimento di manufatti contenenti amianto dai luoghi di lavoro intesi come immobili in cui si svolgono attività produttive, ivi comprese quelle terziarie e commerciali.

Di seguito alcuni approfondimenti.

https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/bandi/bandi-2023/incentivirimozioneamianto2023

Maltempo luglio 2023 – Al via le procedure per i rimborsi a cittadini e imprese

C’è tempo fino al 15 dicembre 2023 per presentare le domande, direttamente al proprio Comune, per i rimborsi relativi ai danni subiti a causa degli eventi calamitosi occorsi dal 22 al 27 luglio che hanno interessato in Romagna anche i territori di Ravenna e Forlì-Cesena. Sono previsti contributi fino a 5mila euro per i privati e 20mila euro per le imprese.

Sono esclusi i fabbricati che al momento dell’evento calamitoso risultavano destinati all’esercizio di attività nel settore della produzione primaria

Restiamo in attesa di provvedimenti specifici per il settore. 

Di seguito gli approfondimenti.

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PNRR – Ammodernamento dei frantoi oleari

Con delibera della  Giunta Regionale n. 1816 del 23/10/2023 è stato pubblicato  il bando per la presentazione delle proposte di intervento per l’ammodernamento dei frantoi oleari. 

Il bando è finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU ed è attivato nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”; componente 1, sottomisura 2.3 “ammodernamento dei frantoi oleari”.

L’obiettivo è il miglioramento della sostenibilità dei processi di produzione dell’olio extravergine di oliva, con investimenti che dovranno essere effettuati all’interno del territorio della Regione Emilia Romagna.

La somma assegnata alla Regione Emilia-Romagna per l’attuazione della sottomisura è pari a 657.774,23 euro.

Il bando è rivolto alle aziende agricole e le imprese agroindustriali (incluse associazioni e cooperative), titolari di frantoi oleari che effettuano estrazione di olio extravergine di oliva, iscritte nel Portale dell’olio di oliva del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN), che hanno compilato il registro telematico di carico/scarico olio e che sono in possesso delle specifiche autorizzazioni ambientali richieste per lo svolgimento delle attività aziendali.

I beneficiari del contributo, dovranno garantire in ogni fase del ciclo di vita del progetto la corretta realizzazione degli interventi ed il mantenimento in efficienza e in esercizio degli interventi per i 5 anni successivi alla data del pagamento del saldo del contributo.

Sono ammissibili le spese sostenute per:
a) ammodernamento/ampliamento di fabbricati, nel limite massimo del 30% della spesa ammessa, escluse le spese generali;
b) sostituzione/ammodernamento degli impianti di lavorazione, stoccaggio e confezionamento dell’olio extravergine di oliva al fine di migliorare le performance ambientali.

Gli investimenti previsti dovranno avere una spesa ammissibile minima di 30.000 euro e massima di 300.000 euro. 

Il sostegno pubblico è concesso al 65% dell’importo dei costi di investimento ammissibili, che arriva all’80% nel caso di imprese condotte da giovani agricoltori.  
La scadenza per la presentazione delle domande di sostegno, tramite il portale Sian, è fissata per il 15 gennaio 2024.

La pubblicazione delle graduatorie sarà al 10 aprile 2024, mentre entro il 30 aprile 2024 verranno emanati gli atti di concessione dei finanziamenti ai beneficiari. 

La conclusione dei lavori e la presentazione della domanda di pagamento a saldo dovrà avvenire entro il 31/12/2025 (non saranno ammesse proroghe).

Per ulteriori informazioni clicca il link seguente:

https://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/bandi/bandi-2023/ammodernamento-dei-frantoi-oleari

RINVIO ACCONTO IMPOSTE DI NOVEMBRE

Nell’ambito del DL n. 145/2023, Decreto c.d. “Decreto Anticipi”, pubblicato sulla G.U. 18.10.2023, n. 244, è stato disposto, limitatamente al 2023, il rinvio dal 30.11.2023 al 16.1.2024 del versamento della seconda rata dell’acconto 2023, con la possibilità di rateizzare quanto dovuto in 5 rate mensili per i soggetti persone fisiche con Partita IVA che, nell’anno solare precedente non hanno fatto registrare ricavi o compensi superiori a Euro 170.000,00.

Il Decreto prevede che il predetto rinvio è applicabile alle persone fisiche titolari di partita IVA con ricavi / compensi 2022 non superiori a € 170.000. Restano pertanto escluse:

 le persone fisiche titolari di partita IVA con ricavi / compensi 2022 superiori a € 170.000;

 le persone fisiche non titolari di partita IVA (ad esempio, soci di società di persone) a meno che esse stesse non siano titolari di partita IVA.

Restano quindi escluse dal rinvio tutte le persone fisiche non titolari di partita IVA indipendentemente da qualunque reddito dichiarino. Per questi ultimi soggetti il versamento della seconda rata dell’acconto 2023 resta fermo al 30.11.2023.

La nuova disposizione non trova applicazione anche con riferimento ai soggetti diversi dalle persone fisiche (ad esempio, società di capitali / persone,). La possibilità di rinviare il versamento riguarda esclusivamente la seconda rata dell’acconto dovuto in base al mod. REDDITI 2023, relativo al 2022.

Ne consegue che le somme interessate riguardano le seguenti imposte:

 lRPEF;

 cedolare secca;

 IVIE / IVAFE;

 imposta sostitutiva forfetari / minimi.

Sono comunque esclusi i contributi previdenziali INPS / premi assicurativi INAIL. Ne consegue che il versamento del secondo acconto 2023 dei contributi previdenziali IVS / Gestione separata INPS va effettuato entro il 30.11.2023. Il versamento delle somme in esame può avvenire:

 in unica soluzione entro il 16.1.2024, senza alcuna maggiorazione;

 in 5 rate mensili di pari importo, a decorrere dal 16.1.2024. Il termine delle rate successive alla prima è fissato al giorno 16 di ciascun mese. Sulle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi nella misura dello 0,33% mensile.

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